Green Islands: venti isole ad energia rinnovabile

Green Islands: venti isole ad energia rinnovabile

Venti isole in tutto il mondo di cui, purtroppo, solo una nel Mediterraneo: stiamo parlando delle venti piccole perle in mezzo al mare la cui energia proviene unicamente da fonti rinnovabili.

Dalle più note come le Hawaii e la Giamaica, fino ai minuscoli scogli della Scozia come Ghiga e Muck, passando per alcuni splendidi paradisi delle Azzorre e dei Caraibi e per la gelida Kodiak in Alaska, ma anche Tilos in Grecia: sono queste le isole che hanno deciso di affidare il fabbisogno energetico dei propri abitanti all’energia naturale di cui sono ricche, grazie alle maree, al loro sottosuolo o alla potenza del vento.

Ognuna sfrutta naturalmente le sue specificità: in Alaska, ad esempio, puntano tutto sull’idroelettrico e sul vento, così come in Scozia oppure a Samso in Danimarca o a Pellworm in Germania; sull’isola di Weight si utilizzano al meglio la geotermia e la forza delle maree, mentre in Giamaica, l’unica nazione-isola delle 20, il progetto è ovviamente più ambizioso, e non si trascura nessuna fonte energetica.

Di queste “Green Islands” ce ne parla Legambiente in un dossier che tratta proprio del passaggio dai classici combustibili fossili alle energie rinnovabili, raccontandoci storie non solo interessanti, ma che dovrebbero servire da perfetto esempio per molte altre zone e paesi del mondo.

Spiccano tra tutte le vicende di Hierro, nelle Canarie, i cui 10mila abitanti non solo si riforniscono già ora da impianti idroelettrici ed eolici per i consumi domestici, ma avranno presto a disposizione l’energia sufficiente per la completa mobilità elettrica sulla loro isola.

Le isole poi più vicine alla costa, come Samso in Danimarca, hanno risolto grazie alla green energy il problema della dipendenza dal Continente. E alcune non si sono fermate qui: la tedesca Pellworm è andata oltre e adesso produce grazie ai suoi forti venti un quantitativo di energia tre volte superiore a quella necessaria per i suoi 1200 abitanti. Così tanta che adesso la esporta.

Meno rosea la situazione per il Mediterraneo: il dossier di Legamebiente non può fare a meno di sottolineare i casi negativi di isole splendide come la Corsica o la Sicilia, alimentate ancora per la maggior parte da mostruosi impianti a olio combustibile che ne deturpano il paesaggio e l’ambiente.

Per quanto riguarda l’Italia, l’associazione ha chiesto un preciso intervento da parte del Governo. In attesa di buone notizie, non possiamo quindi che restare ad ammirare i successi di tutti questi gioielli sparsi per i mari.

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